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Mediobanca: Nagel ai titoli di coda, respinta l’offerta su Banca Generali

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Il piano di Nagel è naufragato. L'assemblea straordinaria di Mediobanca ha deciso di respingere l'offerta su Banca Generali, mandando così in frantumi la mossa che aveva nuovamente sconvolto il risiko bancario e che, difatti, rappresentava l'ultima chance per il numero uno di Piazzetta Cuccia per cercare di respingere i suoi detrattori e ostacolare l'ops lanciata da Mps.

La sconfitta si legge anche nelle parole rilasciate dallo stesso Nagel nel comunicato ufficiale della banca. "Desidero ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno creduto e sostenuto il processo di forte crescita e trasformazione di Mediobanca e che hanno supportato l’operazione Banca Generali come ulteriore e definitivo tassello nella creazione di un wealth manager di respiro internazionale", ha dichiarato l'ad che, secondo le ultime indiscrezioni, starebbe pensando di dimettersi già nelle prossime ore. 

In questo articolo:

  • Mediobanca - Banca Generali: vince il fronte del no
  • Le reazioni dei titoli e l'ops di Mps

Mediobanca - Banca Generali: vince il fronte del no

Alla presenza del 78% del capitale sociale, l'offerta ha ricevuto il parere favorevole solamente del 35%, rappresentato per il 25% da investitori istituzionali e per il 10% da investitori privati. Il fronte dei contrari e degli astenuti si è attestato complessivamente al 42%. Nel dettaglio, i contrari sono stati pari al 10% del capitale di Mediobanca (sostanzialmente il gruppo Caltagirone); gli astenuti pari al 32% del capitale sociale, di cui il 20% da Delfin, il 5% da Casse Previdenziali italiane (Enasarco, Enpam, Forense), il 3% da investitori istituzionali (Amundi, Anima, Tages), e il restante 4% equamente rappresentato da Edizione Holding e Unicredit. In sintesi, nulla di sorprendente rispetto alle precedenti previsioni. 

Quella di Banca Generali, ha aggiunto Nagel, è "un’opportunità mancata per effetto del voto espresso, in particolare, da azionisti che, anche nell’attività di engagement, hanno manifestato un evidente conflitto di interesse, anteponendo quello relativo ad altre situazioni/asset italiani a quello di azionisti di Mediobanca". Un chiaro attacco ai principali azionisti dell'istituto contrari all'operazione, ossia Francesco Gaetano Caltagirone e la famiglia Del Vecchio. Risulta infatti evidente, ha insistito Nagel, "che coloro i quali non si sono trovati in questa posizione si sono espressi a favore (mercato in primis), in linea con le raccomandazioni dei proxy advisors internazionali. Si tratta chiaramente di un’opportunità, per ora, mancata per lo sviluppo della nostra Banca e del sistema finanziario italiano. Continueremo ad essere concentrati sull’esecuzione del nostro Piano “One Brand – One Culture” convinti della superiore generazione di valore rispetto all’alternativa rappresentata dall’offerta di MPS".

Non bisogna dimenticare infatti che Caltagirone possiede circa il 10% di Mediobanca e di Mps e quasi il 7% di Generali, mentre la famiglia Del Vecchio - tramite la sua holding Delfin - detiene circa il 20% di Mediobanca (anche se ha già a messo a disposizione parte della propria quota per aumentare le adesioni dell'ops di Mps), e circa il 10% di Generali e di Mps. Peraltro, nelle scorse settimane, lo stesso Caltagirone ha più volte criticato la gestione di Nagel, soprattutto sul dossier Generali, lamentando scarsa trasparenza e un approccio penalizzante per gli azionisti di minoranza. Inoltre, aveva anche ribadito la necessità di maggiore chiarezza anche sulla proposta di acquisizione di Banca Generali da parte di Mediobanca, considerata una mossa difensiva più che una strategia di sviluppo.

Le reazioni dei titoli e l'ops di Mps 

Al momento le reazioni dei titoli interessati all'operazione stanno reagendo in maniera negativa. Le azioni Mediobanca stanno scivolando dell'1,10% - stanno recuperando dopo essere scese di oltre il 2% -, quelle di Banca Generali stanno cedendo più del 3%, mentre quelle di Mps sono in discesa di oltre un punto e mezzo percentuale.

Guardando proprio all'assalto del Monte su Mediobanca, dopo la spinta arrivata a cavallo di ferragosto (che aveva portato grazie al ruolo di Delfin le adesioni all'ops al 13,9%), ieri la percentuale è salita fino al 19,4209% delle azioni oggetto dell'offerta. È bene ricordare che l'a.d. di Mps, Luigi Lovaglio, ha più volte chiarito che l'obiettivo ideale per il pieno controllo di Mediobanca è il 66,6%, ma anche il 35% consentirebbe di esercitare un’influenza significativa sul consiglio di amministrazione. La differenza tra le due soglie non è solo numerica: con due terzi del capitale, Lovaglio potrebbe ridisegnare completamente la governance di Mediobanca e integrarla nei piani di rilancio del Monte.

La mossa decisiva, però, potrebbe arrivare nei prossimi giorni, in quanto l'operazione (in scadenza l'8 settembre) continua a scontare circa il 2-3% rispetto ai prezzi di mercato, equivalenti a circa 500 milioni di euro. Qualora Siena decidesse di fare un rilancio aggiuntivo fino a 2,2 miliardi di euro per ridurre lo sconto, l'offerta potrebbe andare incontro a una definitiva accelerata.