Nelle ultime ore, abbiamo assistito ad un calo della volatilità e un mercato che ha vissuto un’altra giornata di relativa tranquillità e oscillazioni ridotte, almeno sui cambi e sull’obbligazionario. Il calo parziale del risk off, per ora è limitato, ma certamente è un segnale che i movimenti osservati lunedì, rappresentano, per ora un caso isolato. La mancanza di liquidità aveva portato ad una discesa storica della borsa Giapponese, che in tre giorni aveva ceduto oltre il 35%, per poi recuperare, nelle ultime due sedute, quasi il 50% del ribasso.
Tutto ciò ha generato una svendita di Jpy, specie dopo le dichiarazioni accomodanti sui tassi, da parte del vice Governatore della Boj Uchida. Sull’azionario Usa, però, dopo un inizio di sessione, che faceva presagire una chiusura positiva, il mercato si è girato e Wall Street ha chiuso in rosso. Sono tornati i timori su una possibile recessione negli Stati Uniti: ci si domanda se il taglio dei tassi previsto per settembre non sia ormai tardivo e quindi non riesca a evitare la recessione della prima economia mondiale.
Probabilmente il mercato resterà incerto con oscillazioni bilaterali, unite ad una sorta di preoccupazione relativa alle dichiarazioni dei banchieri centrali Usa, che ancora insistono (Goldsbee) sulla necessità di vigilare sull’inflazione.
VALUTE
Altra giornata interlocutoria sui principali rapporti di cambio,anche se caratterizzata dalla correzione al ribasso del Chf, che contro Euro era tornato ieri a 0.9465 dopo aver toccato un minimo lunedì scorso a 0.9210, anche se poi in serata è tornato sotto quota 0.9400. Il ritorno di mercati meno tesi ha contribuito a indebolire parzialmente il franco, anche se il trend rimane di ribasso.
I cross del franco svizzero hanno corretto, in primis CadChf e NzdChf, allontanatisi dai minimi storici. Tecnicamente le majors sono rimaste nel trading range con EurUsd tra 1.0905 e 1.0935, Cable appena sotto 1.2700 in 50 pips di range, mentre il UsdJpy, dopo l’impennata nella notte con 300 pips di rialzo, si è stabilizzato tra 146.20 e 146.80.
Sui cambi, oltre ai timori di recessione Usa, hanno pesato le questioni geopolitiche e l’aumento della tensione tra Iran e Israele, con il primo che ha promesso ritorsioni dopo l’uccisione di un leader di Hamas e degli Hezbollah. Da un punto di vista tecnico, siamo in una fase interlocutoria, in cui le majors possono muoversi in entrambe le direzioni, alimentate sempre dalla battaglia tra appetito e avversione al rischio.
CINA
Le esportazioni dalla Cina sono aumentate del 7,0% su base annua a luglio 2024, in calo rispetto all'aumento dell'8,6% di giugno e meno delle previsioni di mercato che prevedevano un rialzo del 9,7%. Si è trattato della crescita più debole dal mese di aprile. Tuttavia, è stato anche il quarto mese consecutivo di vendite in crescita, sostenuto da una domanda globale in recupero.
Tra i partner commerciali, le esportazioni sono aumentate verso gli Stati Uniti (8,1%), la Corea del Sud (0,8%), Taiwan (23,1%) e l'UE (8,0%). Nei primi sette mesi del 2024, le vendite sono cresciute del 4,0% a 2,07 trilioni di USD, trainate principalmente dall'aumento delle vendite di prodotti agricoli, tessili , alluminio, elettronica, elettrodomestici e automobili. UsdChn stabile dopo la discesa sui minimi a 7.0800, in congestione tra 7.10 e 7.20.
PETROLIO
I future sul greggio WTI sono saliti sopra i 75 $ al barile ieri, continuando il loro trend rialzista dopo che il rapporto EIA ha mostrato un calo maggiore del previsto nelle scorte di petrolio negli Stati Uniti. Le scorte sono diminuite per la sesta settimana, con un calo di 3,728 milioni di barili, molto più del previsto calo di 0,4 milioni di barili. L'aumento dei prezzi del petrolio è anche guidato da preoccupazioni sul lato dell'offerta.
Le tensioni stanno aumentando in Medio Oriente, con segnalazioni di Hamas che nomina un nuovo leader, Yahya Sinwar, il che potrebbe potenzialmente intensificare il conflitto con Israele e minacciando le forniture di petrolio regionali. Inoltre, il più grande giacimento petrolifero della Libia, Sharara, ha annunciato una riduzione della produzione a causa di proteste e problemi di sicurezza.
GERMANIA, CALO DELL’EXPORT
Le esportazioni dalla Germania sono diminuite del 3,4% su base mensile, raggiungendo il minimo degli ultimi sei mesi a 127,7 miliardi di euro a giugno 2024, peggio delle previsioni di mercato di un calo dell'1,5%, in seguito ad un ribasso del 3,1% nel mese precedente, la discesa più importante dal dicembre scorso. Le spedizioni verso l'UE sono diminuite del 3,4%, trascinate da quelle dall'area euro e extra europee.
Inoltre, le esportazioni verso i paesi terzi sono diminuite del 3,5%, con quelle verso gli Stati Uniti in calo del 7,7%, mentre quelle verso il Regno Unito e la Russia sono diminuite rispettivamente dello 0,6% e del 3,2%. A dimostrazione, probabilmente, di una domanda globale in calo. Al contrario, le esportazioni verso la Cina sono aumentate del 3,4%. Per i primi sette mesi del 2024, le esportazioni sono diminuite dell'1,1% rispetto al periodo corrispondente dell'anno scorso, attestandosi a 798,8 miliardi di euro.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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