Scendono I prezzi alla produzione in Usa a marzo: “solo” +2,7% annuale. ...pero’ l’inflazione “core e’ sticky” negli Usa e la FED ne dovra’ tenere conto. Borse asiatiche in solida ripresa: piace la crescita dell’export cinese. Euro/Dollaro vicino a 1,11, per la gioia della “corporate America”.
Ieri, 13 aprile, il dato sui prezzi alla produzione (PPI) di marzo negli Stati Uniti, scesi -0,5% mese su mese e al +2,7% annuo, insieme al nuovo dato settimanale sulle richieste di sussidi di disoccupazione hanno contribuito ad alimentare negli operatori finanziari la speranza che la Banca centrale Usa (FED-Federal Reserve) possa allenare la “stretta monetaria”.
Va tuttavia ricordato che mercoledi’ 12 il dato di marzo sui prezzi al consumo (CPI) negli Usa ha rivelato un gradito calo al +5,1% dell’inflazione “headline” (generale) ma anche una spiacevole “stickyness” (appiccosita’) di quella “core”, cioe’ calcolata al netto delle componenti “cibo ed energia”, salita al +5,7% dal +5,6% di febbraio.
In questo contesto complessivamente “costruttivo” ieri, 13 aprile, le Borse mondiali sono salite: tra quelle europee bene Parigi +1,3%, trainata dai titoli del lusso, Madrid +0,4%, Londra +0,3%, Francoforte +0,2%, Milano invariata. L'indice paneuropeo Eurostoxx600 ha guadagnato 0,4%, vicino ai massimi da novembre 2021.
Wall Street estende la “striscia” dei recenti rialzi dopo il dato sui prezzi all’ingrosso in discesa: Dow Jones +1,1%, S&P500 +1,3%, Nasdaq +2,0%, noncurante che dalle minute dell’ultima riunione della FED emerga la prospettiva di una leggera recessione: in compenso il Dollaro si e’ indebolito ulteriormente, col cross Euro/US$ salito a 1,106, nuovo massimo da febbraio 2022.
Ieri il dato aggiornato sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione negli Usa ha segnalato un aumento, per la prima volta da 3 settimane, a 239 mila, poco sopra le stime di 235 mila: e’ presto per dire se sia un segnale di indebolimento dell’economia, ma rende ancora piu’ cruciale i numeri sulle vendite al dettaglio di marzo, in uscita oggi, 14 aprile.
Globalmente, i livelli di occupazione sono migliorati nel 4’ trimestre 2022.
Secondo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), i tassi di occupazione e di partecipazione alla forza lavoro sono saliti a 69,6% e 73,3% nel 4’ trimestre 2022, ai nuovi massimi storici da quando esistono le 2 serie statistiche (2005 e 2008). Il tasso di occupazione nell’Area Euro e’ al massimo dal 2005.
In tutta Europa scende l’inflazione: in Germania a marzo è calata a 7,4%, dal 8,7% di febbraio, ed in Francia al 5,7% dal 6,3%. I cali piu’ sensibili riguardano i prezzi dell'energia, mentre per i prodotti di largo consumo ed i servizi continuano a crescere ad un ritmo non molto diverso che nei mesi scorsi.
In un contesto di inflazione comunque ancora troppo alta non manca chi, in Europa, invoca un ulteriore inasprimento della politica monetaria dell’ECB (Banca centrale europea): ieri e’ stata la volta del Governatore della Banca centrale maltese Edward Scicluna e di quella lettone Martins Kazaks: entrambi richiamano la necessità di nuovi rialzi del costo denaro, di +25 o +50 bps, nella prossima riunione del 4 maggio.
In Italia, l’Isituto nazionale di statistica (Istat) ha sottolineato la debolezza dell'economia manifatturiera: "A febbraio in Italia la produzione industriale ha registrato il secondo calo mensile consecutivo ed e’ piatta rispetto agli stessi mesi del 2022. Lo scenario internazionale resta caratterizzato da inflazione in lenta decelerazione, elevata incertezza politica globale, e tensioni nel settore finanziario".
Banca d’Italia rimarca invece che il grado di fiducia dei consumatori migliora anche a marzo, sia riguardo alla situazione economica generale che a quella corrente. Anche la fiducia delle imprese mostra sintomi di ripresa dopo la stagnazione del bimestre gennaio-febbraio.
L'Opec+ (cartello dei maggiori esportatori mondiali) conferma le previsioni di crescita della domanda di petrolio nel 2023, pari a 2,3 milioni di barili/giorno, sottolineando il crescente divario tra domanda in ascesa e offerta in calo.
Oggi il prezzo del greggio WTI (West Texas Intermediate) e’ stabile a 82 Dollari/barile, consolidando i recenti progressi, pari a +18% in 3 settimane. Quello del gas metano europeo resta debole, -1% a 42 Euro/Mgwh. (ore 11.00 CET)
Sul mercato obbligazionario si osserva la sostanziale stabilita’ dello spread tra BTP decennali italiani ed omologhi Bund tedeschi, attorno 185 bps, col rendimento del BTP decennale benchmark poco mosso e attorno a 4,22%.
La stagione delle relazioni sul 1’ trimestre 2023 e’ ormai iniziata negli Stati Uniti: oggi riporteranno alcune delle principali banche americane, tra le quali JpMorgan, Citigroup e Wells Fargo.
Sulle Borse asiatiche stamani e’ prevalso l’ottimismo, innescato anche dalla decisione della Banca centrale di Singapore di non alzare nuovamente i tassi per evitare un eccessivo rallentamento della crescita: quella di Singapore si aggiunge a scelte identiche fatte da India, Corea del Sud, Canada ed Australia.
Il Nikkei giapponese ha chiuso a +1,2%, segnando il 6’ rialzo consecutivo: tra le altre piazze finanziarie asiatiche segnaliamo il +0,5% di Hong Kong e Sidney, il +0,6% di Shanghai ed il +0,8% di Taipei.
Le Borse europee chiudono la mattinata in contenuto rialzo, in media +0,4% alle 13.30 CET, ed i futures su Wall Street anticipano riaperture “piatte”.
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