Le Borse mondiali si sforzano di guardare oltre il conflitto in Ucraina. Inflazione europea “boom” a marzo, come atteso, ma comunque spaventosa. Autorita’ Cinesi piu’ morbide su regole contabili delle proprie quotate in Usa. Sembra solo una pausa quella del rialzo dei rendimenti obbligazionari.
Venerdi’ scorso, 1’ aprile, con gli occhi ancora puntati sull’evoluzione del sanguinoso conflitto in Ucraina, i mercati azionari europei e americani sono riusciti a spuntare variazioni frazionalmente positive, aiutate dal calo del prezzo del petrolio e dai dati sul mercato del lavoro Usa, ancora una volta testimoni di una crescita robusta.
La rigidita’ del Governo Russo nel chiedere il pagamento delle forniture di gas e petrolio in rubli, sostanziatosi nel decreto fimato giovedi’ 31 dal Presidente Putin non ha inciso, come si temeva, sull’umore dei mercati. Gazprom ha iniziato a notificare ai clienti le nuove regole di pagamenti del gas, che prevedono la conversione dei pagamenti in rubli. Poche reazioni ufficiali da parte dei maggiori importatori.
Il portavoce del Cremlino Peskov ha precisato che le forniture non saranno interrotte se i clienti non aderiranno immediatamente alla nuove regole rubli, e tale “flessibilita’” ha favorito la discesa del prezzo del gas naturale sino a 111 Euro/MWh. Intanto Lituania ed Estonia hanno deciso di bloccare le importazioni di gas russo.
A fine seduta, venerdi’ scorso, in Europa, si misuravano piccole variazioni positive: Milano piu’ tonica, +0,6%, poi Parigi, +0,4%, Londra +0,3%, Francoforte +0,2%. A Wall Street, dopo una seduta poco movimentata, il Dow Jones ha chiuso a +0,4%, Nasdaq ed S&P500 +0,3%: nella settimana, Dow -0.1%, S&P +0,1% e Nasdaq +0,6%.
Il dato macroeconomico USA piu’ importante di venerdi’ scorso è stato quello sul mercato del lavoro americano a marzo: escludendo il comparto agricolo, sono stati creati 431 mila posti di lavoro aggiuntivi, qualcosa in meno rispetto alle attese di 490 mila. Si tratta dell'undicesimo mese consecutivo di “jobs creation”, e inoltre i dati di gennaio e febbraio sono stati rivisti di +23 e +72 mila unita’ rispettivamente.
Il tasso di disoccupazione e’ sceso a 3,6%, battendo le attese, rafforzando il quadro congiunturale dell’economia Usa e avvalorando uno scenario di politica economica piu’ restrittiva da parte della FED (Banca Centrale Usa), che avra’ buone ragioni per accelerare il ritmo di aumento dei tassi in contrasto all'inflazione galoppante. Oggi, 4 aprile, i dati di febbraio degli ordini di beni durevoli e all’industria in Usa.
John Williams, Chairman della FED regionale di New York, sabato 2 aprile, ha affermato di aspettarsi una “sequenza di passi” che portera’ un innalzamento dei tassi su livelli più “normali” rispetto al contesto inflattivo. Giovedi’ 7 saranno pubblicate le minute dell’ultima riunione, che dovrebbero fornire indicazioni su prospettiva e velocita’ dell’aumento dei tassi e sulla riduzione degli attivi di bilancio della Banca Centrale.
Eurostat (Ufficio di statistica dell’Unione Europea) ha comunicato il dato preliminare dell’inflazione dell’Area a marzo, salita a +7,5% annuale rispetto a +5,9% di febbraio, scontando il boom dei prezzi dei prodotti energetici, +45% da +32% di febbraio. Il dato di variazione mensile, +2,5%, supera le attese di +1,8%, e riflette le tensioni sulle materie prime scatenate dal conflitto in Ucraina.
In Italia, nonostante il contesto difficile, l’Indice PMI (Purchasing managers Index) sulla fiducia dei direttori degli acquisti, pur calando, resta largamente in area di espansione, 55,8 a marzo contro 58,3 di febbraio.
Il Consiglio Europeo sta valutando nuove sanzioni contro la Russia, ma il fronte non e’ compatto: mentre la Polonia invoca la “linea dura”, la Germania tende a lasciare fuori dalla discussione le forniture energetiche.
In Ungheria, alle elezioni presidenziali, ha nuovamente prevalso il conservatore Viktor Orban, sostenitore di una posizione meno rigida verso Mosca e apertamente critico verso il Governo ucraino.
Sul mercato valutario non ci sono grandi novita’, col Dollaro in lieve rafforzamento sull’Euro, +0,3% a 1,106 ed il Rublo molto volatile: dopo aver perso venerdi’ circa -4% verso Euro attorno 95, oggi recupera quasi +3% a 92,7 (ore 13.00 CET).
La decisione degli Usa di rilasciare per 6 mesi una buona parte delle proprie riserve strategiche, combinata con una prospettiva di crescita rallentata in Cina ed Europa, concorrono a tenere “tranquillo” il prezzo del petrolio: stamane il WTI (West Texas Intermediate) resta attorno 99,3 Dollari/barile (ore 13.00 CET).
La settimana per le Borse asiatiche inizia bene, grazie al recupero dei titoli tech cinesi dovuto alla decisione della China Securities Regulatory Commission (autorità di controllo cinese dei mercati finanziari) di rimuovere i divieti di condivisione delle regole contabili delle aziende cinesi quotate negli Usa: un provvdenziale cambio di passo che supera un decennio di rigidita’ e divergenze tra Usa e Cina.
L’indice Hang Seng Tech di Hong Kong ha guadagnato +3%, l’Hang Seng “generale” +1,3%, Nikkei giapponese +0,2%, Kospi +0,6%. ASX200 australiano +0,4%, Sensex +2,2%, Borse cinesi chiuse, per la festa della luminosità.
A fine mattinata, le Borse europee sono prive di direzione, con indici vicino alla parita’: i futures di Wall Street anticipano aperture stabili (ore 13.30 CET).
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