Archiviate le elezioni statunitensi, le parole di Trump hanno già iniziato a muovere i mercati, e in attesa dei meeting delle Banche centrali (la BCE si riunirà il 12 mentre la Fed il 18 dicembre), il focus degli operatori è sulle tensioni politiche che attraversano la Francia.
Terminata la spinta arrivata dalle Olimpiadi, l’economia del Paese ha evidenziato non poche criticità che finiranno per essere esacerbate dall’attuale crisi di governo. Complice anche la debolezza del lusso e dell’automotive, il Cac40 è sotto i riflettori, così come i rendimenti dei titoli a 10 anni: saliti sui livelli greci, hanno spinto lo spread con i Bund sui massimi pluriennali a 90 punti base.
Non se la passa meglio la Germania, sia in termini di situazione politica che di fondamentali macro. Le agitazioni negli stabilimenti produttivi Volkswagen, un’azienda che rappresenta un simbolo della locomotiva economica europea, rappresentano la fotografia di un periodo buio caratterizzato dal rallentamento generalizzato dell’automotive, dalla contrazione del business in Cina e dalle tensioni per i probabili dazi negli Stati Uniti.
Ormai crediamo sia chiaro a tutti che l’Europa si trova ad affrontare problemi di natura strutturale, negli ultimi 30 anni il Pil statunitense è cresciuto del doppio rispetto a quello del Vecchio continente, che necessitano di un approccio congiunto per essere risolti. Paradossalmente, la situazione geopolitica ed il ritorno di Donald Trump potrebbero essere funzionali a questo scopo.
Lato statunitense, nei prossimi giorni saranno diffusi i numeri relativi l’andamento del mercato del lavoro. Alla luce della vischiosità dell’inflazione, del fatto che le politiche annunciate da Trump sembrerebbero destinate a spingere i prezzi e della volontà di apparire indipendente dai condizionamenti del tycoon, il n.1 della Fed, Jerome Powell, ha già fatto sapere di non avere fretta di tagliare i tassi. A fornire il pretesto per una pausa potrebbero essere proprio i dati su payrolls e andamento delle retribuzioni.
Di tutto questo, e di molto altro, si parlerà nella puntata di oggi di House of Trading, in onda sul canale YouTube di BNP Paribas.
House of Trading: cosa è successo nell'ultima puntata Nella scorsa puntata di House of Trading, la squadra dei Trader, composta da Stefano Serafini e da Giancarlo Prisco, ha utilizzato i Turbo Certificate di BNP Paribas per investire al rialzo sulle azioni Alibaba, sullo S&P 500 e sul T-Bond: le prime due operazioni sono a mercato (-4,42% e +3,7%) mentre la terza non è entrata. Lo “short” sul Nasdaq ha invece raggiunto il punto di stop loss.
Tre operazioni a mercato anche nel caso invece operazioni inserite dagli analisti, la squadra era composta da Riccardo Designori e da Andrea Cartisano (+14,2% per il deal su Iveco, -2,49% per quello sul titolo Sesa e 0% per Moncler). Non è entrata l’operazione sulle azioni Intesa Sanpaolo.
La classifica generale registra il vantaggio dei Trader con 52 carte a target, 9 in più rispetto agli Analisti (7 carte a mercato per Trader, 4 per gli Analisti).
Cosa attendersi dalla puntata di oggi Nella puntata di oggi, la squadra dei Trader sarà formata da Nicola Duranti e da Stefano Serafini mentre i due analisti saranno Riccardo Designori e Jacopo Marini. I primi investiranno sul T-bond, su Nvidia, sull’oro e sul Nasdaq 100, i secondi su Microsoft, Campari, sul WTI e sul Dax.
Il sondaggio di questa settimana guarda a Parigi: “Borse europee: rally di Natale a rischio con crisi in Francia?”.
L’appuntamento, come di consueto, è alle 17:30 sul canale YouTube di BNP Paribas.
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