Le quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno registrato una seduta complessivamente caratterizzata dai rialzi venerdì. Gli ultimi dati sul mercato del lavoro degli Stati Uniti hanno battuto le attese. Le buste paga non agricole sono aumentate di 216.000 unità a dicembre, ben al di sopra delle stime a +170.000 unità e alle 173.000 unità di novembre (riviste al ribasso da 199mila). Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 3,7%, rispetto al 3,8% atteso, mentre il salario medio orario è passato dal 4% al 4,1% (attese al 3,9%). Le misurazioni dovrebbero scoraggiare i componenti “dovish” della Fed a sostenere un possibile anticipo dei tagli dei tassi di interesse. In questo contesto, i dati sull’inflazione che usciranno questa settimana saranno fondamentali: solamente se continueranno a mostrare un graduale ritorno verso l’obiettivo del 2% la Fed potrà prendere in considerazione un primo eventuale taglio nei primi sei mesi del 2024. Il mercato si aspetta che l’inflazione si attesti al 3,3% a/a (3,1% a novembre), mentre il dato core è atteso in calo al 3,8% a/a dal 4%. Guardando all’Eurozona, l’inflazione è aumentata del 2,9% a dicembre dal 2,4% di novembre (attese al 3%). Si è trattato del primo aumento del tasso di inflazione in otto mesi. La misurazione core è scesa al 3,4%, il livello più basso da marzo 2022, in linea con le stime. Un rallentamento meno rapido dei prezzi potrebbe supportare la visione prudente della BCE sulla politica monetaria, attualmente in contrasto con le ipotesi di tagli dei tassi degli operatori.
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